
RECENSIONE:
La commedia è ambientata nel 1692 nella cittadina di Salem, Massachussets, dove 143 persone furono giustiziate per stregoneria a causa di calunnie mosse da un gruppo di ragazze e Miller utilizzò quell’episodio come metafora del maccartismo che imperava negli Stati Uniti negli anni ’50 e di cui egli stesso fu vittima. L’inizio, non presente nel testo originale, è rappresentato da Dini come un antefatto ed è costituito da una danza forsennata, tipica da messa nera, da parte delle ragazze che si fingeranno possedute dal demonio. Subito dopo, condotto su una sedia a rotelle, appare sul proscenio il narratore, il quale chiarisce che tutto ciò che verrà mostrato è simile a una “morsa che è un paradosso ancora oggi”, da qui l’esplicito riferimento a ciò che accade agli esseri umani quando restano vittime della calunnia e degli estremismi ideologici. La storia quindi prende inizio nella casa del reverendo Samuel Parris dove la figlia Betty versa da diverse ore sul proprio letto in stato comatoso. La causa viene attribuita al fatto che lei, con Abigail, nipote del reverendo, e con altre tre sue amiche, si erano dedicate nella notte precedente a una serie di riti satanici nella foresta. Al suo risveglio la ragazza urla sentendosi preda del diavolo. Da questo momento prende l’avvio una sorta di follia collettiva dove le cinque ragazze, con in testa Abigail, si dichiarano possedute dal demonio e iniziano ad accusare di stregoneria diversi abitanti del paese. I personaggi chiave della commedia sono la stessa Abigail, interpretata da Virginia Campolucci, e John Proctor, reso da Filippo Dini. Tra loro c’è stato un rapporto sessuale che l’uomo, ritenendolo senza importanza, si è pentito e intende cancellare dalla memoria, mentre la ragazza, al contrario, ne rivendica l’importanza e desidera che abbia un seguito. Sarà lei, in quanto rifiutata, a fingere di essere posseduta dal maligno insieme alle sue amiche e a tessere la rete che intrappolerà diversi abitanti del paese che finiranno per essere accusati di stregoneria. Il suo obiettivo ultimo è quello di arrivare a far condannare la moglie di Proctor, da lei ritenuta rivale. L’uomo cercherà invano di convincere il giudice che presiede il tribunale, allestito nella sagrestia della chiesa, che tutto il fanatico delirio manifestato dalle ragazze è falso ed è solo il risultato di una macchinazione che parte dal desiderio di vendetta di Abigail, ma il suo tentativo sarà vano: ormai quelle che sembravano solo accuse non corroborate da prove tangibili si sono trasformate in un’isteria collettiva che hanno coinvolto tutti gli abitanti del paese.

Anche se la messa in scena è stata divisa in due parti, Dini ha voluto mantenersi fedele alle quattro ambientazioni ideate da Miller e tutte sono state di enorme impatto visivo: la scenografia è costituita da strutture metalliche semoventi di colore nero/grigio a simbolizzare il senso di oppressione e di paura di cui sono vittime i personaggi. L’altezza delle stesse, inoltre, fa apparire più piccoli i personaggi che si muovono sulla scena con le loro credenze, i loro egoismi, le loro menzogne e i loro pregiudizi. Soprattutto è da notare quella della camera da letto di Betty, dove la porta d’ingresso, attraverso la quale i vari personaggi affluiscono, è una botola, quasi a significare che essi emergano da immaginari inferi. E man mano che si prosegue nelle successive scene gli ambienti appaiono sempre più freddi e opprimenti. Pur restando fedele al testo di Miller, Dini, inoltre, ha fatto indossare agli attori abiti di oggi in modo da rendere l’argomento trattato visivamente vicino alla nostra epoca. Suggestivo l’apporto musicale in tema: dalla canzone “The End” dal film “Apocalipse Now” di Francis Ford Coppola, all’inno nazionale americano nella versione distonica del suono della chitarra di Jimi Hendrix, al brano “House of Rising Sun”. Alcuni pezzi sono interpretati dal vivo per voce di Fatou Malsert, che nella commedia interpreta anche la parte di Tituba, la schiava del reverendo Parris, e dalla chitarra di Aleph Viola. Questo apporto musicale, per la sua drammaticità espressiva e per il pathos che emana, rende ancora più suggestiva tutta la rappresentazione. Non mancano altri momenti densi di significato simbolico, come quello dell’inizio che vede il procedere dal fondo della platea delle ragazze che reggono lumini accesi e che raggiungono il palcoscenico per abbandonarsi poi alla danza esagitata o per esempio la grande bandiera statunitense che all’inizio del terzo quadro fa da sfondo all’intera scena a rappresentare il potere costituito e che alla fine dello stesso quadro copre totalmente le cinque ragazze accovacciate per terra dopo che hanno simulato le loro urla di stregoneria.

Arthur Miller vide nell’accaduto di Salem una dimostrazione di quello che può verificarsi nella società quando a governare non è la razionalità ma la superstizione che può esercitare quindi una tirannia su un gruppo di persone. Ed è qui che egli poté ravvisare un collegamento con gli anni che stava vivendo. Ed è qui che è possibile riconoscere nel suo testo una modernità sempre attuale dovuta ai corsi e ricorsi storici per cui l’uomo può essere soggetto a periodi in cui l’irrazionale prende il sopravvento sulla ragione e può condurlo alla follia, esercitando un suo potere tirannico.

Filippo Dini ha creato nella sua rappresentazione un affresco dal sapore fortemente emozionale. Accanto a lui si è mossa una compagnia di attori affiatati i quali hanno contribuito all’invidiabile risultato finale, corroborato dall’ottima accoglienza del pubblico totalmente conquistato. Tra gli attori occorre citare, oltre allo stesso Dini, impareggiabile nel ruolo da lui coperto, Manuela Mandracchia nelle vesti di Elisabeth Porth e in quello di Rebecca Nurse, Virginia Campolucci, che interpreta Abigail, e Nicola Pannelli, nel doppio ruolo del narratore e dell’integerrimo giudice Danforth, incalzante negli interrogatori.
Vista il giorno 1° novembre 2022
(Carlo Tomeo)
Al Piccolo Teatro Strehler, dal 1° al 10 novembre
Piccolo Teatro Strehler (Largo Greppi – M2Lanza), dall’1 al 10 novembre 2022
Il crogiuolo
di Arthur Miller
con (in ordine alfabetico) Virginia Campolucci, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa,Filippo Dini, Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta Tavella, Caterina Tieghi, Beatrice Vecchione, Aleph Viola
regia Filippo Dini
scene Nicolas Bovey, costumi Alessio Rosati
luci Pasquale Mari, musiche Aleph Viola
collaborazione coreografica Caterina Basso, aiuto regia Carlo Orlando
produzione Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale,
Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16.
Lunedì riposo.
Durata: 170 minuti più intervallo
Prezzi: platea 33euro, balconata 26euro
Informazioni e prenotazioni 02.21126116 – www.piccoloteatro.org