“FAME – O dell’avere i crampi all’ anima” al Teatro Elfo Puccini – Sala Bausch – Recensione

FAME – O dell’avere i crampi all’anima

di e con Alice Redini

RECENSIONE:

Con un testo scritto e interpretato da lei, Alice Redini si dimostra non solo padrona della scena ma anche padrona del pubblico in questo one woman show (chiamarlo sit comedy sarebbe riduttivo) in cui prende come riferimento il romanzo dello scrittore norvegese Knut Hamsun per raccontarne la trama e da lì trarre lo spunto per allargare il discorso sulla situazione che vive l’attore di oggi in merito alla propria professione. Come il protagonista del romanzo vive la propria vita nella povertà perché i suoi scritti non gli concedono di guadagnare abbastanza per potersi sfamare, così l’attore di oggi, reduce da una pandemia che non gli ha permesso di lavorare, si chiede come fare adesso per vincere i crampi dell’astinenza da palcoscenico: riprendere quello che è stato costretto, sia pur momentaneamente, a lasciare, oppure soffermarsi per comprendere fino in fondo se è realmente affamato del suo lavoro oppure non abbia bisogno di nuove esperienze professionali. Il pensiero volge al protagonista di “Fame” che, dopo aver cercato inutilmente di scrivere articoli che gli venissero accettati e pagati, alla fine del romanzo si decide ad accettare un lavoro momentaneo su un mercantile. “Oggi il precariato è un privilegio” sentenzia l’attrice.

Alice Redini entra in scena, si presenta agli spettatori, dichiara che terrà una conferenza stampa sullo scrittore norvegese e inizia a leggere l’incipit del romanzo nella sua lingua originale e questo le dà modo di “scaldare” il pubblico, che pur ascoltandola senza capire quello che viene letto, comincia ad abbandonarsi al divertimento grazie alla gestualità della donna, la quale, terminata la breve lettura, parlerà di Cristiana, città dove si svolge il romanzo di Hamsun, e che è ora l’attuale Oslo, descrivendo velocemente le particolarità della Norvegia, tanto diversa dall’Italia, e questo è uno dei momenti più esilaranti di tutta la pièce. Non si arresta il monologo della Redini, coinvolge varie persone tra i presenti, in particolar modo quelle della prima fila, che sanno stare al gioco.

L’ambiente dove si svolge parte del romanzo è la soffitta in cui il protagonista vive e sulla scena è rappresentata da un pannello che lei appoggia alla parete e dove sono disegnati tre oggetti essenziali e qui lei finge di scrivere gli articoli che l’uomo cerca di vendere a un giornale. Quando descrive il momento in cui egli chiede l’elemosina in un parco domanda la collaborazione a uno spettatore e anche questo è tra i momenti più esilaranti. Sull’onda della voce diffusa di Nina Simone che canta “Lilac Wine” c’è anche la descrizione di un episodio sentimentale dove viene coinvolta una spettatrice a rappresentare il ruolo di Ylajali, la donna che nel romanzo ha una breve storia con il protagonista.

Viene il momento in cui la Redini si siede in un posto libero in prima fila e cerca dii instaurare un dialogo con il pubblico, il quale partecipa divertito. Parla (e critica) di certi spettacoli teatrali che durano tre o quattro ore, durante i quali, chi vi assiste ha modo di far vagare i propri pensieri ad argomenti diversi dalla rappresentazione e, tra questi, uno dei più in voga riguarda le ricette gastronomiche. Chiede poi a un altro spettatore se sa volare e, quando questi le risponde di no, lei gli domanda come fa a saperlo se non ha mai provato. Ci prova e riprova lei a farlo, agitando le braccia come fossero ali, e ogni tentativo di spiccare il volo che risulta fallito è una metafora diversa. La pièce si chiude con la proiezione sul fondale di un video dove appare un uomo visto di spalle in cima a una radura che agita le braccia per spiccare un volo.

Alice Redini in questo suo spettacolo dimostra una completa padronanza della scena: il suo linguaggio è brillante e acuto, il suo muoversi velocemente non investe solo lo spazio riservato alla rappresentazione ma comprende con naturalezza anche buona parte di quello riservato agli spettatori, sfondando così l’immaginaria quarta parete. Gli applausi a scena aperta sono stati copiosi e quelli finali hanno registrato numerose chiamate. Tra il pubblico alcuni artisti del Teatro Filodrammatici (dove si è diplomata e interpretato “Girotondo.com” con la rega di Bruno Fornasari) e dello stesso Teatro dell’Elfo (dove ha lavorato per “Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte” “Nel guscio” e “Morte di un commesso viaggiatore” con la regia di Elio De Capitani).

Visto il 6 Giugno 2022

(Carlo Tomeo)

Teatro Elfo Puccini, sala Bausch

RASSEGNA NUOVE STORIE 2022

(Ti prego, dimmi) BUGIE:

FAME – O dell’avere i crampi all’anima

PRIMA NAZIONALE

Collaborazione alla drammaturgia Matteo Luoni organizzazione e produzione Marta Ceresoli

una produzione Alice Redini & BUSTER con il sostegno di MiBACT – Regione Umbria – CURA – URA – Centro Teatrale Umbro, Fondazione Claudia Lombardi per il Teatro, Teatro di Sardegna – Teatro Eliseo Nuoro

6 giugno 2022

     

       

Categorie RECENSIONI

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