L’uomo, la bestia e la virtù” al Teatro Oscar

Da martedì 29 marzo a sabato 2 aprile 2022 al Teatro OSCAR

Teatro de Gli Incamminati

L’uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello

regia Alberto Oliva

con Mino Manni, Rossella Rapisarda, Gianna Coletti, Andrea Carabelli,

Riccardo Magherini e con la partecipazione del baritono Angelo Lodetti

scene di Francesca Ghedini

costumi di Alessia di Meo

Prima nazionale

RECENSIONE

Una delle più rappresentate commedie di Luigi Pirandello è messa in scena dalla Compagnia de Gli Incamminati con la regia di Alberto Oliva che ne ha dato una sua inedita interpretazione, pur non stravolgendo il testo. I tre atti originali sono stati rappresentati in un unico atto, senza soluzione di continuità, per non far perdere mordente alla vicenda. Obiettivo principale è quello di amplificare il concetto della maschera che l’uomo indossa per natura, a volte scientemente, altre senza rendersene del tutto conto e che è il tema dominante dell’opera pirandelliana. E quale migliore ambientazione, per rendere questa tematica, se non ricorrendo al mondo circense, dove la maschera viene indossata per mestiere, quasi a nascondere quelle nascoste e che sono spesso inconsce? La trama della commedia pirandelliana è nota: protagonista è il professor Paolino, da Pirandello definito “trasparente”, il quale, malgrado la trasparenza, o, se si preferisce, rispettabilità, è l’amante segreto della Sig.ra Perella, che risulta essere una donna virtuosa e moglie del Capitano Perella, la “bestia” del titolo che, non solo non rispetta la moglie ma, essendo marinaio, la incontra raramente e per una sola notte, intrattenendo una relazione extraconiugale con una donna napoletana dalla quale ha avuto cinque figli. La scena che appare ai nostri occhi all’inizio della commedia è proprio quella dell’interno di un tendone circense, con luminarie, un tendone sul fondale e degli scanni sul pavimento che possono rappresentare sia la postazione di animali feroci da circo, che sedie di casa, a seconda del locale dove si svolge l’azione. All’inizio, gli attori fanno una breve e veloce apparizione con una maschera sul viso al suono di musiche di Nino Rota scritte per i film di Fellini, poi inizia quello che è il primo atto della commedia di Pirandello e che si svolge nella casa del Prof. Paolino. Questi è vestito con abiti borghesi che ne connotano il personaggio con il quale appare in pubblico. In quella che si può considerare la seconda parte della commedia e che si svolge nell’abitazione dei Perella, il Professore indosserà una giacca da domatore da circo, metafora di una mutazione della maschera da usare in società e che gli servirà per raggiungere lo scopo prefisso per “domare” la bestia che arriverà e costringerlo, grazie all’afrodisiaco all’uopo preparato dall’amico farmacista, a compiere il suo dovere di marito della fedifraga moglie, sebbene apparentemente virtuosa. Alla fine, quando tutto sembrerà perduto, una nuova maschera verrà indossata fisicamente la mattina dopo dallo stesso Professore: la giacca nera, quella solita della “trasparenza”, e che è la stessa apparsa all’inizio della commedia. Punto centrale cella commedia pirandelliana, genialmente evidenziato dal regista è la scomposizione e contraddizione che alberga nell’animo umano, rilevando nello stesso una presenza simultanea di varie persone. E con esso, nel pensiero comune, si nota anche l’interscambiabilità dei personaggi: il “trasparente” prof. Paolino, dopo aver appreso che il Sig. Perella ha ecceduto nel compiere il suo dovere di marito, verrà morso dalla gelosia e diventerà lui la bestia, mentre il Capitano ammette di condurre felicemente una vita spregiudicata anche se essa è condannata dalla morale perbenista. Anche la Signora Perella alla fine mostra un’altra sfaccettatura del suo animo: nella sua battuta finale, riferendosi ai diversi palloni che testimoniano il felice risultato raggiunto, esclama “Ridanno la vita” e non si riferisce al personaggio virtuoso che è la sua maschera più appariscente, ma a un’altra sua maschera più segreta che è il contrario della virtù. C’è un altro punto essenziale nella commedia che esprime ancora il concetto dell’uomo che indossa una maschera per gusto, per malvagità, per abitudine, per tornaconto, a volte semplicemente a livello inconscio: è quando il Professore spiega a Nonò, figlio dei Signori Perella, il significato della parola greca upocritès (ipocrita) che in greco significa attore, che è un termine corretto, in quanto determina un mestiere e l’upocritès, in questo caso non fa nulla di male. Altra cosa è il significato italiano di quella parola che può essere usata anche per sembrare persone civili (“dentro neri come corvi; fuori, bianchi come colombi”). Questo monologo, sotto forma di lezione che il Professore fa a Nonò, nel testo originale viene impartita a due allievi non presenti in questa rappresentazione, tuttavia il regista non ha potuto evitarla, essendo un momento importante della commedia.

Per questa messa in scena della commedia pirandelliana, Alberto Oliva ha voluto come protagonista Mino Manni, uno degli attori con il quale ha già lavorato in passato con risultati felici. E anche in questo caso i risultati non potranno che essere altrettanto. La parte del Professor Paolino è quella più lunga e più complessa, tanto che l’attore è quasi sempre in scena, essendo brevissimi i momenti in cui non appare. La complessità del personaggio sta nella sua psicologia che si esprime in tante e diverse sfaccettature per le quali occorre una recitazione variegata che esprime al meglio i vari stati d’animo che la contrassegnano: disperazione, paura, confusione, rabbia. Tutto è calibrato con notevole partecipazione fisica ed emotiva e questo traspare non solo in ogni battuta ma anche nelle pause che esprimono attraverso lo sguardo gli attimi di maggiore sgomento.

Rossella Rapisarda è entrata perfettamente nella parte della Signora Perella, ora impaurita per quanto le è accaduto, sapientemente lacrimevole e addolorata, specialmente all’inizio e ancora più credibile quando deve recitare la parte della moglie che deve apparire seduttiva senza averne la convinzione e le capacità.

Altra idea geniale di Alberto Oliva è stata quella di far interpretare la parte del bambino Nonò da un adulto, il baritono Angelo Lodetti che, oltre a un breve intermezzo nel quale ha cantato l’aria “Aprite un pò quegli occhi” da “Le nozze di Figaro” di Mozart, si è distinto anche per le divertenti note recitative da bambino in carne e furbetto. Naturalmente l’opera non è stata scelta a caso, abbondando la vicenda della stessa di numerosi travestimenti, in carattere con i “travestimenti mentali” della commedia di Pirandello. Bravi gli altri tre attori, in particolare le caratterizzazioni di Gianna Coletti, nella doppia parte di Rosaria, governante nervosa del Professor Paolino, e Grazia, domestica isterica di casa Perella. Al termine della rappresentazione la Compagnia ha ricevuto lunghi applausi e diverse chiamate al proscenio, al suono della marcetta finale del film “Otto e mezzo” di Fellini.

Pur essendo una commedia molto rappresentata in questi anni, questa versione inedita merita di essere vista proprio perché il regista ne fornisce una versione inedita che consente di aprire nuove analisi sull’opera del commediografo siciliano. Inoltre è una buona occasione per ammirare una bella recitazione da parte di una Compagnia affiata capitanata da un Mino Manni in stato di grazia.

Vista il 29 marzo 2022

(Carlo Tomeo: diritti riservati)

INFORMAZIONI   

deSidera Teatro Oscar   

Via Lattanzio 58/A, Milano   

www.oscar-desidera.it   

info@oscar-desidera.it – 334 8541004   

BIGLIETTERIA   

biglietteria@oscar-desidera.it    

Biglietti 18/15/10 euro   

BIGLIETTERIA  ONLINE: Vivaticket.it   

BIGLIETTERIA DEL TEATRO: apre da 1 ora prima l’inizio dello spettacolo   

Categorie RECENSIONI

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